
14 Gen 2021
CITTÀ DI CASTELLO – Arriva sulle nostre tavole un piatto antibatterico “unico al mondo”, capace di respingere il 99,9% dei batteri.
Un piatto totalmente made in Umbria, made in Città di Castello, made in Ceramiche NOI. Questa è la nuova innovazione tecnologica presentata dalla cooperativa “Ceramica Noi”, che ha già depositato il brevetto di invenzione presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Prodotti similari finora erano sviluppati a freddo sui piatti che nel tempo perdono la loro efficacia, ma è la prima volta che si testa una marchiatura a caldo che trasmette alla stoviglia la particolarità a vita.
La cooperativa, composta da 11 operai dell’ex Ceramisia di Città di Castello che si sono uniti in cooperativa e grazie al supporto di Legacoop Umbria hanno fondato “Ceramiche Noi” recuperando l’azienda pronta alla delocalizzazione, nel periodo del lockdown, con il calo degli ordinativi, ha deciso di puntare su ricerca e sviluppo con un prodotto estremamente utile in ogni campo di applicazione, dal semplice consumatore privato alla grande catena di distribuzione globale ed alla boutique-shop, passando per gli hotel e le filiere navali .
“Siamo orgogliosi e fieri – afferma Matteo Ragnacci di Legacoop Produzione e Servizi Umbria – di aver contribuito alla nascita e alla crescita di quest’azienda. Una cooperativa che non smette mai di stupirci e che siamo sicuri farà ancora parlare di sè in futuro”.
Grazie anche alla collaborazione dell’Università e del partner GEMICA, è stata ottenuta una certificazione di laboratorio e con i test è stato possibile accertare che il “PiattoAntibatterico” per le sue particolari proprietà, per il suo diverso ed unico processo produttivo, è unico nel suo genere.
Altra grande caratteristica è che le sue proprietà antibatteriche non alterano in alcun modo l’aspetto del piatto, con una patina micro-puntinata bianca impercettibile all’occhio umano.
“Il deposito di questo brevetto – dice Lorenzo, responsabile commerciale dell’azienda – è per “NOI” motivo di grande orgoglio: non è solo un traguardo ma un nuovo punto di partenza, un trampolino di rilancio verso un mondo del lavoro incerto ed insidioso. Quest’obiettivo raggiunto è l’emblema del nostro io, siamo nati da una sfida in cui nessuno credeva, oggi guardando quella sfida ci facciamo coraggio più che mai e andiamo avanti, sempre”.
Un piatto sostanzialmente “ecologico” che tutti posso utilizzare, rivolto soprattutto a settori dove la monoporzione la fa da padrona con conseguente aumento di rifiuti ed imballaggi che grazie a questa straordinaria invenzione potrebbero essere superati.
Un risparmio considerevole per le aziende che così non saranno soggette alla plastix tax ed una boccata d’ossigeno per l’ambiente, dato che ogni anno una famiglia consuma in media 250 kg. di plastica.
Prodotti simili, ma non uguali, venivano finora utilizzati nella ceramica dei servizi igienici, ma adesso potranno essere usati non solo su qualsiasi oggetto da tavola liscio (piatti, pirofile, bicchieri, vassoi), ma anche (particolarità unica al mondo) su “decalcomania”, cioè su piatti decorati.
Vicinanza è stata espressa dalle istituzioni, che comunque hanno seguito negli anni l’evolversi della vicenda di questi workers buyout:
“E’ davvero una notizia straordinaria – ha affermato il sindaco tifernate Luciano Bacchetta – perché unisce resilienza, speranza e grande ingegno. Marco Brozzi e tutti i soci lavoratori ora più che mai, con questo brevetto di utilità estrema, sono il simbolo dell’Italia che lavora e che supera problemi e situazioni come il Covid e tutto quello che questa pandemia ha generato negativamente anche sull’economia e l’occupazione. Bravi ragazzi, la vostra è una famiglia sempre al lavoro di cui essere orgogliosi e non a caso abita qui in Umbria ed in Altotevere, terra di grandi tradizioni imprenditoriali e artigianali di qualità”.
LA STORIA
Agli operai della ditta Ceramisia di Città di Castello nell’agosto 2019 era stata comunicata la delocalizzazione in Armenia. Dopo i primi attimi di sconforto, messi di fronte alla possibilità di perdere il lavoro, gli stessi hanno deciso di investire sul proprio futuro e sul futuro del territorio. Si sono uniti in cooperativa ed hanno fondato “Ceramiche Noi”, investendo 180.000 euro, acquistando i macchinari utilizzati dalla vecchia proprietà ed affittando il capannone.
“Tutti per uno, un sogno per tutti”: recita così lo slogan impresso sulla pelle con un tatuaggio dei dipendenti che adesso acquista un significato ancora maggiore, diventando il tratto distintivo di chi ce l’ha fatta.
E così i lavoratori hanno riconquistato i vecchi clienti (per il 90% negli Stati Uniti), riuscendo a non fermare la produzione e ripartendo con la produzione.
L’esperienza di “Ceramiche Noi” indica una strada percorribile da tante altre imprese in crisi che anziché cessare l’attività possono essere salvate dai lavoratori in forma cooperativa.