I TRAGUARDI DEI GIOVANI RIFUGIATI, IN ITALIA E NEL MONDO: ENTUSIASMO, CREATIVITA’ ANCHE IN PERIODO CORONAVIRUS

I TRAGUARDI DEI GIOVANI RIFUGIATI, IN ITALIA E NEL MONDO: ENTUSIASMO, CREATIVITA’ ANCHE IN PERIODO CORONAVIRUS

15 Ago 2020

I giovani rifugiati, percentuale in crescita e sostegno ai territori in cui vivono. Nel 2019, rispetto al totale, il 12% aveva meno di 18 anni. Entusiasmo, speranza, integrazione nelle comunità locali, nonostante il periodo coronavirus.

 

Il periodo coronavirus                 Numerosi gli esempi di giovani rifugiati che si impegnano per aiutare le comunità in cui vivono. Impegno lodevole, da parte di ragazzi che continuano a inseguire i loro sogni. La pandemia mondiale dovuta alla diffusione del coronavirus ha creato loro ulteriori problemi. Nonostante ciò, i giovani hanno continuato a migliorare le comunità in cui vivono, fornendo aiuto e supporto. Si tratta di rifugiati infermieri e medici, che hanno combattuto in prima linea il coronavirus in ospedali e strutture sanitarie, in favore dei bisognosi. Altri invece hanno creato materiali e prodotti essenziali durante l’emergenza, realizzando mascherine fatte a mano, sapone e persino respiratori, nei paesi dell’Africa.

 

I sogni, le ambizioni, le Olimpiadi             Sogni e speranze di giovani rifugiati. Come i loro coetanei, desiderano seguire le proprie passioni, ambizioni. Alcuni di loro sognano di diventare medici, altri desiderano fare gli artisti, altri ancora aspirano a divenire atleti. Anche in momenti critici, non si arrendono: le speranze dell’intero Refugee Olympic Team non sono state smorzate dal posticipo dei Giochi Olimpici dovuto alla pandemia da coronavirus. I giovani stanno infatti continuando ad allenarsi per le Olimpiadi di Tokyo 2021. Questi giovani atleti rifugiati sono tutti dovuti fuggire dalla loro patria a causa della guerra, ma hanno potuto continuare ad allenarsi nei Paesi ospitanti.

 

L’istruzione nei Paesi ospitanti               Molti giovani rifugiati accrescono la propria istruzione, nei Paesi ospitanti. In Italia, per esempio, Bouba, maliano, è stato il primo beneficiario di protezione internazionale a laurearsi in Architettura – Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio all’Università di Sassari, in Sardegna. Un altro esempio è quello dell’ugandese Fred Okot, che è riuscito a laurearsi in Management delle Risorse Umane durante la pandemia, discutendo la sua tesi online, secondo quanto previsto dalle norme anti coronavirus.

 

Giovani rifugiati, una realtà in costante aumento sia in Italia che nel resto del mondo. Voglia di imparare, entusiasmo di ragazzi che non temono i numerosi problemi derivanti dalla propria condizione, né il coronavirus: riescono a trasformarli in opportunità.

Michele Baldoni