“VOLONTARIATO IN ITALIA, BALUARDO CONTRO LA DISGREGAZIONE SOCIALE”

“VOLONTARIATO IN ITALIA, BALUARDO CONTRO LA DISGREGAZIONE SOCIALE”

10 Feb 2020

Giornata inaugurale di Padova Capitale Europea del Volontariato 2020, venerdì 7 febbraio: il direttore centrale dell’Istat rafforza l’importanza “del volontariato in Italia. Il loro lavoro è diffuso in molteplici settori, sempre rivolto all’aiuto delle persone. Purtroppo non basta tale impegno per uscire dalla crisi , ma se non ci fossero state le reti sociali vivremmo una situazione peggiore”.

Il volontariato italiano, un settore fondamentale della nostra società. E’ dall’evento di Padova Capitale Europea del Volontariato 2010 che venerdì 27 febbraio Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell’Istat, si complimenta con tutti i volontari italiani, circa 6 milioni di persone secondo la definizione ILO. I dati Istat rivelano un Paese dotato di questo grande patrimonio di solidarietà: le reti familiari e le reti di volontariato.

Si tratta dunque di un patrimonio “che ci ha permesso di affrontare un lungo, intenso periodo di crisi, fautrice di povertà. La nostra crisi sociale è stata profonda e più lunga di quella economica. Non è terminata con l’uscita dalla recessione nel 2014. La povertà è raddoppiata nel 2012: 5 milioni i poveri italiani assoluti, con diffusione totale nel Paese. Tuttavia a soffrirne sono stati più gli uomini delle donne, più i giovani degli anziani, più il sud rispetto al nord. Le disuguaglianze sono aumentate. E la crisi ha causato perdita del lavoro non ancora recuperato” – afferma il direttore Istat Sabbadini. Un dato va comunque sottolineato in questa crisi, più lunga che in altri Paesi dell’Ue: non si è avviata alcuna disgregazione sociale. In particolare non sono aumentati i reati violenti, con addirittura una diminuzione degli omicidi. “Ciò significa che il nostro tessuto sociale non ha ceduto, grazie all’operato di famiglie e volontariato italiano. Nei primi tre anni della crisi due ammortizzatori sociali fondamentali hanno agito, frenando la povertà: la cassa integrazione e la famiglia, proteggendo i capifamiglia e i giovani ma causando indebitamento”.

La solidarietà e’ continuata anche dopo l’avvio della crisi: le pensioni degli anziani hanno aiutato figli adulti che avevano perso il lavoro. I giovani sono stati protetti dai loro genitori. Le donne hanno garantito l’assistenza dei genitori anziani non autosufficienti e offerto sostegno ai nipoti. E poi tante piccole imprese, tessuto fondamentale del Paese, hanno resistito rinnovandosi; mentre molte altre non ce l’hanno fatta. “Il volontariato italiano non poteva risolvere tutti i problemi, ma ha garantito assistenza sociale, sanitaria, economica. Si tratta di un bacino davvero notevole: 6 milioni di operatori, stimati dall’Istat. Il loro impegno si distende in settori diversi, ma è sempre decisivo e in gran parte profuso in maniera continuativa: 126 milioni le ore dedicate a tali attività in un mese, un contributo molto importante. Certo non è bastato per uscire dalla crisi , ma se non ci fossero state le reti sociali ci troveremmo in una situazione più ardua da affrontare”.

Attenzione però all’eccessiva mole di lavoro svolta dai volontari italiani. Il direttore Sabbadini rimarca il fatto che “le persone che danno aiuti gratuiti hanno sempre meno tempo da dedicare, mentre i bisogni da soddisfare sono in aumento. Le reti hanno bisogno di riprendere fiato, di rigenerarsi dopo questo grande sforzo. Dobbiamo ripartire da qui, dalla forza del nostro tessuto sociale e delle nostre comunità. Il nostro è il Paese della tenacia, della creatività, della bellezza”. L’Italia ha sempre avuto la capacità di risollevarsi da situazioni difficili, conclude il direttore Istat, aggiungendo che “ci riuscirà anche in questo caso in nome del bene comune. I volontari italiani di ogni tipo sono da elogiare. Più si rafforzerà il tessuto sociale, più crescerà la fiducia e quindi lo sviluppo del Paese”.

Michele Baldoni – comunicazione Cesvol Umbria