MAMMA CORAGGIO COMBATTE BULLISMO E CYBERBULLISMO

MAMMA CORAGGIO COMBATTE BULLISMO E CYBERBULLISMO

14 Gen 2020

“Spetta a noi adulti impedire questi terribili eventi. La scuola insegna alcune cose, la famiglia altre”. Pubblicato il libro ‘No!Io… resto qua!’

Le protagoniste dell’orribile vicenda hanno subìto ironie verbali, violenze fisiche e psicologiche. Per loro c’era il rischio concreto di arrivare a farsi del male per disperazione. Ma hanno combattuto, con l’aiuto degli adulti. La storia di Giancarla Maio, 54 anni, parte da quando la sua figlia mezzana aveva 7 anni e fu apostrofata in malo modo dalla maestra. “E’ stata lei a ispirare i maltrattamenti”.

La storia che raccontiamo riguarda le vittime del bullismo, che hanno tentato anche il suicidio, come nel caso di sua figlia. Giancarla è riuscita a creare, assieme ad altre due persone, l’associazione I Ragazzi di Ferro. Sono proprio loro a dare aiuto alle vittime di bullismi e cyberbullismo. Aiutare come? “Noi siamo contro l’abbandono minorile in genere, ossia contro quei genitori che lasciano i figli a loro stessi, magari in compagnia di un telefonino. Io considero le famiglie le vere colpevoli del mondo in cui viviamo”. Nel 2018 La sede dell’organizzazione è a Marsciano, in via del vocabolo Pettinaro n. 246. Sito web: https://www.ragazzidiferro.it/

Il nome dell’associazione è stato scelto proprio da quella bambina di 7 anni, oggi maggiorenne. “Un giorno disse: noi siamo ragazzi e ragazze di ferro. Perché chi ci insulta ci ammacca, ma non ci abbatte. Come se avessimo un’armatura, una corazza”. Ciò non vuol dire che non faccia male. In primis proprio alla figlia di Giancarla e poi a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze. “Qui a Marsciano sviluppiamo e promuoviamo le attività all’aria aperta. Stiamo costruendo dei campi per fare tiro con l’arco, per esempio. E mi sto rendendo conto che ci sono sempre più curiosi che vengono a vedere le esibizioni. Chissà che non si possa pensare a qualche evento di beneficenza associato”. Non solo sport ma anche “attività manuali, archeologiche-sperimentali. Una buona scusa per fare le cose insieme, con le proprio mani. Vedere come si conciano le pelli, per esempio”. Fare le cose insieme, che è un condividere diverso da quello a cui sono abituati, tramite smartphone, i ragazzi di oggi. Il Cesvol ha ascoltato e sostiene l’attività dei Ragazzi di Ferro. Inoltre nel 2018 è stato pubblicato il libro ‘No! Io…resto qua!’, editoria sociale di Cesvol Perugia Editore. Nel libro Cetty Mammino, giornalista e blogger che si occupa del fenomeno del cyberbullismo, intervista Giancarla che racconta la nascita dell’associazione, descrive la forza di questa mamma nel decidere di iniziare dopo che la scuola pubblica non riusciva a insegnare né a predisporre strutture adeguate ai figli, aver lottato da sola quando tanti altri adulti si trovano nella stessa situazione con figli con problemi. Sono presenti nel libro anche appunti con scritti, disegni realizzati dai ragazzi stessi.

“Due delle mie quattro figlie soffrono di isolamento sociale. A 7 anni una in particolare fu definita ‘torsona’, cioè idiota dalla sua maestra. Voglio che tutti sappiano che mia figlia ha il dsa. Ora fa homeschooling, ho la casa piena di tutor e psichiatri. Così come la più piccola che, da quando aveva un anno, è stata immersa suo malgrado nelle storie della sorella più grande. Ma fare homeschooling non significa isolarsi dal mondo. Noi e le tutor, per le mie figlie, ci spendiamo portandole ai musei, alle mostre, insegnando loro forse anche meglio che in un’aula scolastica”. Un obbligo quello di portare via la figlia dalla scuola pubblica: “Era ed è tuttora emarginata continuamente, è naturalmente in terapia. Nei paesini questo è un ulteriore motivo di chiacchiere”. In terza elementare il cambio di classe e scuola per riuscire ad arrivare fino in quinta. “Alla medie, però, ha ritrovato gli stessi compagni, che avevano ancor più rafforzato il bullismo verso chi ha qualche problema”.

Giancarla si fa forza e racconta i motivi delle decisioni che ha preso per le figlie: “Io non critico l’intero sistema scolastico. Ci sono anche ottimi insegnanti, persone che lottano, che si scusano anche per le loro colleghe”. Il bullismo, però, è un fenomeno spesso incontrollabile. “A mia figlia hanno fatto di tutto: le hanno bruciato i capelli, hanno fatto ogni tipo di cattiva azione su di lei. E io alcuni di questi atti di bullismo li ho raccolti nel libro che ho scritto. Sono stata anche intervistata da RaiUno. Lì non ho fatto nomi, ma descritto le pesanti azioni da lei subìte”. Dal bullismo al cyberbullismo il passo è breve: “Internet ha amplificato tutto. Mia figlia ha avuto il profilo social rubato, hanno scritto di aver fatto di tutto con lei, una bambina che allora aveva 12 anni. Per non parlare dei numeri di telefono resi pubblici, scritti sui muri dei bagni. Alcune telefonate le riceveva da uomini della frazione, pure anziani. Certo, il prepotente di turno nelle classi l’abbiamo visto in ogni epoca. Ma mai si era arrivati ai livelli di oggi. Nei tempi attuali, i ragazzi bullizzati vengono esortati a buttarsi dalla finestra. Questo solo per fare un esempio tra le prepotenze”. La figlia più piccola, dodicenne, frequenta le scuole medie. “L’ho ritirata dalla scuola  pubblica dalla quarta elementare. Da quando aveva un anno è attorniata da situazioni davvero orribili, tanto che oggi evita ogni contatto sociale”. Fare scuola a casa non significa però stare sempre tra le mura domestiche. “Cerchiamo di portare le iscritte a concerti, a teatro, a leggere libri in biblioteca. La scuola purtroppo non ha i mezzi e neanche il personale per stare più vicino a chi ha problemi”.

E’ nel 2017 che nasce l’associazione I Ragazzi di Ferro. Solamente due anni prima c’era stato l’ultimo affronto da parte di un bullo per la ‘ragazza di ferro’, appassionata di percussioni, “perché secondo lui le donne non possono cimentarsi in queste passioni. Risultato: uno shock uditivo per mia figlia, cui è seguito un anno e mezzo di riabilitazione. In questo anno e mezzo lei ha avuto sordità, paresi facciale e cecità in una parte del viso. Fisicamente si è ripresa, ma purtroppo la musica non fa più parte della sua vita”. La storia di questa ragazza potrebbe essere la storia di ogni giovane. “E’ cresciuta pensando di non avere niente e di non meritare nulla”. Ma la famiglia è rimasta a Marsciano, non se n’è andata, anche su suggerimento dei terapeuti. “Infatti il titolo del mio libro è ‘No, io resto qua’. Io avevo pensato di andare via, cerco di farla evolvere. L’ho mandata a Londra e lei ha parlato con facilità in inglese con tutti, quando in Italia avevano detto che i suoi ‘ritardi’ non le avrebbero permesso neanche di farlo facilmente in italiano”.

La presidente de I Ragazzi di Ferro esorta i genitori membri dell’associazione a “sforzarsi di tirare fuori le proprie capacità migliori. Altrimenti si crescono ragazzi che faranno bullismo. I Ragazzi di Ferro è un luogo fisico in cui l’accoglienza e l’accettazione sono al centro dell’attenzione, il fare insieme non è solo un modo di dire. Giancarla Maio, una persona che porta avanti con viva passione i propri progetti. Le violenze verbali, psicologiche e fisiche subìte dalle figlie la spingono a continuare a combattere.

 

Michele Baldoni – comunicazione Cesvol Umbria