
15 Gen 2021
Situazione complessa. Pandemia Covid e conseguenze psicologiche, è il neuropsichiatra infantile Stefano Vicari a mettere in guardia l’Italia. “Elevato numero di accessi al pronto soccorso di tentativi di autolesionismo. Oltre le nostre possibilità di accoglienza. Dobbiamo stare vicini ai nostri adolescenti”.
Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Roma, ogni giorno da vari mesi sulla sua pagina facebook richiama l’attenzione sulle conseguenze non sanitarie del Covid sui ragazzi. “Chiedere più attenzione per i ragazzi non vuol dire ignorare l’esigenza di un’attenzione sanitaria”.
“Stiamo scoprendo che anche i più giovani sperimentano paura e incertezza, oltre a soffrire per l’isolamento fisico e sociale. Sottovalutare l’impatto del Covid tra i più giovani rischia di trasformare l’emergenza sanitaria in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi. Non possiamo attendere inermi, far scorrere il tempo senza immaginare possibili risposte. Tenere in considerazione queste analisi e riflessioni è perciò fondamentale, cercando di mitigare il più possibile tutti gli effetti negativi”. Queste frasi sono prese dall’introduzione di Stefano Vicari e Silvia Di Vara al volume “Bambini, adolescenti e Covid-19. L’impatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico”, appena pubblicato da Erickson.
Il volume tratteggia una prima valutazione dell’impatto della pandemia sui ragazzi, in vari ambiti. Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria infantile, afferma che non si può chiedere agli adolescenti di stare zitti, di rimanere invisibili e passivamente obbedienti alle decisioni degli adulti. Tanti medici italiani, professori universitari e ricercatori scientifici chiedono di valutare bene i tempi di chiusura delle scuole superiori. L’emergenza di una pandemia non può ignorare tali aspetti.
Dialogo necessario. Stefano Vicari dunque sottolinea che “la prima cosa da fare è parlarne. Il Paese deve capire l’esigenza di un aiuto concreto, oggi e domani. Vuol dire supporto psicologico, per i ragazzi e per gli insegnanti. Un supporto psicologico da affiancare già oggi alla didattica a distanza o in presenza. Intervenire nelle scuole volendo si può fare in brevissimo tempo. L’altro aspetto è non trascurare, a scuola, il dialogo con gli studenti, avviando un confronto sui loro vissuti, con tanti strumenti di racconto. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilita l’umore depresso. La scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo la possibilità di incontrare un altro, di raccontare quel che gli passa per la testa. Non serve tornare al 100% di apertura, in questa fase è più prudente questa fare dei turni ma è fondamentale che i ragazzi tornino a uscire di casa per andare a scuola, tra i loro pari, anche per due o tre ore al giorno, anche a giorni alterni”.
E’ sempre il neuropsichiatra Stefano Vicari a porre l’accento sulla scuola: “ridurla al mero svolgimento della didattica rischia di essere mortificante. Decenni di ricerche in pedagogia ci dicono che la scuola, per un bambino, non è tanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, occasione unica per sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire sé stessi. Nell’adolescenza succedono cose, il cervello è alla sua massima maturazione. In questo periodo di isolamento, la noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi. Invece a scuola i compagni e gli insegnanti diventano un ammortizzatore di alcuni pensieri. Un adolescente non parla con mamma e papà, che non sono sufficienti a svolgere questa funzione: lo sono stati nell’età precedente, ma l’adolescente è proprio quello che lascia la casa, che sperimenta la separazione dai genitori”.
Tanti accessi al pronto soccorso di tentativi di autolesionismo, afferma Stefano Vicari. “Adolescenti che si trovano a vivere situazioni difficili. Ho dovuto “appoggiare” alcuni pazienti fuori dal reparto. Io non so dire con certezza se c’è un rapporto di causa effetto con il lockdown, la riduzione della socialità, la Dad e la sospensione degli sport…ma la coincidenza non può non farci pensare. Mi arrivano ragazzini in ambulanza da tutto il Centro Sud e ora anche dal Nord, io ho 8 posti letto che praticamente sono il 10% di tutti i posti letto d’Italia in neuropsichiatria infantile. Non tutti i territori ne sono dotati. Alcuni giovanissimi vivono le regole di questa chiusura con aggressività, impazienza, intolleranza, spesso diventano aggressivi verso i familiari o rivolgono verso sé stessi l’aggressività. Alcuni tentano gesti drammatici. Altri si isolano, restano chiusi nella propria stanza… preoccupazione è cosa dovremo fare quando sarà finita, perché sarà impegnativo convincere i ragazzi a uscire di nuovo di casa e non sarà per nulla facile. Dovremmo immaginare, nelle risorse per la ripartenza destinate alla salute, che una fetta sia destinata alla salute mentale degli adolescenti, su tutto il territorio naizonale. La buona notizia è che questi disturbi sono curabili e si guarisce. Serve lavorare in un contesto di équipe”.
Il neuropsichiatra infantile dell’ Università Cattolica di Roma ricorda che “da un lato tutti gli adolescenti sperimentano la trasgressione e devono provarsi anche al limite del lecito, fa parte del percorso di crescita. Oggi è molto ridotta la possibilità di violare delle “norme normali”, tutto è esasperato. D’altro lato però io vorrei richiamare i genitori alla loro responsabilità, con affetto: i vostri figli in questo momento hanno un grandissimo bisogno di voi. E se non ce la fate, non abbiate paura a chiedere aiuto, con il parent training. Fare i genitori non è mai stato facile, ma lo è sempre meno. Chiedere aiuto non è una vergogna. Io penso ai ragazzi che vivono in 25mq, senza internet, con genitori poco disponibili al dialogo… . Faccio il professore universitario e il primario ma vengo da famiglia semplice: se non ci fosse stata la scuola io non avrei avuto questo riscatto sociale. Ecco, la scuola per molti è l’unica opportunità che hanno per farcela”.
Michele Baldoni