Ricerca storica del Teatro della Concordia, incaricato il consigliere Simone Mazzi. “Attività sensibilizzazione culturale anche in periodo Covid” – afferma presidente Brenci

Ricerca storica del Teatro della Concordia, incaricato il consigliere Simone Mazzi. “Attività sensibilizzazione culturale anche in periodo Covid” – afferma presidente Brenci

21 Gen 2021

MONTE CASTELLO DI VIBIO – L’A P S Società del Teatro della Concordia ha di recente incaricato Simone Mazzi, consigliere, di redigere una ricerca storica riguardo le attività che la stessa associazione persegue. Ricerca che dunque mantiene attivo il famoso teatro più piccolo del mondo, fisicamente chiuso in emergenza Covid.

 

 

Teatro di Monte Castello Vibio sempre in ferventi attività. E’ quindi Simone Mazzi, consigliere e appassionato ricercatore storico locale, la persona incaricata alla ricerca storica progettata dall’ Associazione di Promozione Sociale Società del Teatro della Concordia. Nonostante il piccolo gioiello di Teatro sia adesso fattivamente chiuso, proseguono le attività di promozione e di sensibilizzazione pubblica per mantenere alto l’interesse all’attrattore culturale che il Teatro della Concordia ormai rappresenta internazionalmente.

 

 

Non ci dobbiamo fermare – dice il presidente Edoardo Brenci – di fronte alle difficoltà che la pandemia ci impone. E’ da momenti come questi che occorre riconvertire il fare sugli obiettivi. Nei collaboratori, per la maggior parte volontari, capaci con la loro passione di sviluppare le loro attitudini va mantenuta alta la fiducia che la ripresa porterà al nuovo boom economico sì ma questa volta anche di svolta culturale”. Il direttore sottolinea che Simone Mazzi dalla ricerca storica trarrà un contenuto prezioso a portare attenzione sul percorso intrapreso dalla Società del Teatro della Concordia. Lo scopo è creare attraverso la gestione del bene patrimoniale quella nuova economia, tanto auspicata dal piccolo borgo montecastellese, che dopo lo spopolamento si intendeva creare con il turismo culturale mosso dall’attrattore Teatro più piccolo del mondo.

 

 

Il consigliere Simone Mazzi spiega, attivandosi nella ricerca storica, che “sin dalle prime pagine dei verbali (1993) salta subito all’occhio l’idea di come gestire il Teatro della Concordia. E fu proprio Edoardo Brenci a tracciarne le prime linee, raccogliendo l’invito dell’ illustre cittadino tuderte Vittorio Antonini. L’ex sindaco di Todi e Monte Castello di Vibio, Antonini, nelle riunioni di studio indette a quei tempi dal Comune per la futura gestione del Teatro, disse a Brenci “Lei ci deve stare”. Una promessa ancora oggi mantenuta. Gli scopi che l’associazione culturale si prefiggeva erano quelli di: realizzare la tutela, la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico ed artistico costituito dal Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio; promuovere la cultura e l’arte, compresa la diffusione, il coordinamento, la programmazione e la produzione d’iniziative e manifestazioni culturali nel settore teatrale; tutelare e valorizzare la natura e l’ambiente al fine di diffondere e promuovere l’immagine turistico-culturale di Monte Castello di Vibio e del suo territorio”.

 

 

Sempre dalla suddetta ricerca storica, dal teatro locale affermano che “la Società del Teatro della Concordia nei suoi 25 anni di attività ha speso risorse finanziarie proprie come 400.000 euro per tutela, promozione e valorizzazione Teatro della Concordia e promozione immagine turistico-culturale di Monte Castello di Vibio e del suo territorio. Crediamo proprio, visti i risultati sin qui raggiunti, che il Teatro della Concordia, riconosciuto quale attrattore turistico-culturale, abbia saputo seguire quella linea che altro non attende di essere proseguita. Sono molte infatti le richieste di tornare a rivedere riaperto il teatro, di rivedere sul palcoscenico artisti in grado di emozionare, di respirare di nuovo il profumo di quel legno che sa di cultura, la cultura, che anche e soprattutto in tempi di emergenza Covid, salva i popoli”.

 

 

Il Teatro della Concordia si avvicina a festeggiare i suoi 30 anni dalla riapertura, ma prima di allora auspica di poter, nel pieno rispetto delle norme anti Covid, tornare al suo antico sfarzo.

Michele Baldoni