“VOLONTARIATO ITALIANO? UN’OPERA D’ARTE. DOBBIAMO ESSERNE FIERI”. SCOMPARE PHILIPPE DAVERIO, STORICO D’ARTE E CONDUTTORE

“VOLONTARIATO ITALIANO? UN’OPERA D’ARTE. DOBBIAMO ESSERNE FIERI”. SCOMPARE PHILIPPE DAVERIO, STORICO D’ARTE E CONDUTTORE

2 Set 2020

E’ morto Philippe Daverio, mercoledì 2 settembre 2020, istituto dei tumori di Milano. Scompare così lo storico dell’arte italiano con cittadinanza francese. Pochi anni fa aveva definito il volontariato italiano come “una vera opera d’arte”.

 

Un uomo che ha saputo portare l’arte nelle case degli italiani. Docente, saggista, presentatore tv, storico dell’arte, ex assessore al Comune di Milano, Philippe Daverio nacque a Mulhouse, in Francia il 17 ottobre 1949 da madre francese e padre italiano. Dopo essersi trasferito in Italia, Daverio ha studiato alla Bocconi di Milano, università che abbandona senza conseguire la laurea. In seguito aprì la sua prima galleria a Milano, che sarà per tutto il resto della vita la “sua” città. Durante la vita varie pubblicazioni editoriali, numerose trasmissioni tv, l’insegnamento presso lo IULM di Milano. Fin da giovane scoprì la sua vocazione da editore e, soprattutto, divulgatore dell’arte. “Io non sono dottore perché non mi sono laureato, ero iscritto alla Bocconi nel 1968-1969, in quegli anni si andava all’università per studiare e non per laurearsi” – disse in una delle sue frasi più famose. Recentemente aveva valorizzato il terzo settore, il volontariato in Italia, esprimendosi pubblicamente.

 

E’ proprio verso il volontariato italiano che Philippe Daverio si rivolse, in un’intervista datata 2016, definendolo “una vera opera d’arte. C’è un dato stabile che nasce proprio dalla storia del borgo italiano: si tratta della partecipazione del singolo ai destini della comunità, dunque il volontariato. Noi tutti siamo convinti che fundraising e charity siano cose inglesi, per via delle parole con cui vengono identificate. Ci dimentichiamo che a metà del 400 a Milano fu realizzata la Festa del Perdono, come raccolta fondi per la costruzione della Ca’ Granda. Inoltre, Papa Pio II Piccolomini diede un’indulgenza a chi partecipava. Dunque, in realtà la tradizione del fundraising non è anglosassone, bensì nasce proprio nella nostra civiltà. Così come pensiamo che Croce Rossa sia stata fondata alla fine del 1800, in realtà aveva un’antenata: la Misericordia fiorentina, che funziona tuttora con migliaia e migliaia di volontari, fin dalla metà del 1200. Insomma, il volontariato è una delle caratteristiche italiane più diffuse. Il numero di volontari in campo sia interno assistenziale che internazionale è il più elevato d’Europa. L’Italia ne dovrebbe andare più fiera e troppo spesso se ne dimentica”.

 

“Bisogna riconoscere che l’origine del volontariato è mista e corrisponde fino in fondo a ciò che è l’Italia. In pratica, una parte di esso è legato al mondo della Chiesa, una parte alla partecipazione del mondo del borgo. In questo incrocio fra tradizione ecclesiale e civica sta oggi la forza che spinge gli italiani a partecipare. Ecco perché questo popolo è sempre pronto a dare e a lavorare. E’ un peccato che lo Stato non se ne sia ancora reso conto. Poi è vero, il volontariato non è del tutto privo di coinvolgimenti economici. Bisognerebbe fare come gli americani, dove chi dona viene defiscalizzato. Però dobbiamo anche pagare le tasse come fanno gli americani. L’Italia ha un passato straordinario che tende a dimenticare, perché la realtà di oggi ha preso una direzione opposta. Il Paese della partecipazione è diventato il Paese degli egoismi. Una mutazione che è in corso”.

Michele Baldoni