
22 Giu 2020
CITTÀ DI CASTELLO – Domenica 21 giugno alle ore 12, nel Duomo tifernate, è stata celebrata una S. Messa in suffragio di Stelio Pierangeli, scomparso il 21 marzo scorso. I familiari, ed in particolare il fratello Gaspare Pierangeli, lo ricordano così: “Stelio, come definirlo e come ricordarlo: un uomo generoso e imprevedibile, amante della vita come espansione della propria inesauribile vitalità. La sua migliore epigrafe l’ha pronunciata lui stesso in ospedale; “Ho fatto la vita che volevo fare e per questo sono contento”. Esuberante, poco tollerante di vincoli e regole, ad un’esistenza organizzata e studio, impiego, professione o ad altre ottime opportunità che gli erano state offerte nel mondo ippico ha preferito la libertà, con le sue ebrezze e i suoi rischi, inventandosi giorno dopo giorno ciò che preferiva fare: il camionista giramondo, il commerciante, l’esperto e allevatore di cavalli, attività espressione sia di un dono di natura che di un’eredità lasciata da nostro padre. Disposto a rimboccarsi le maniche e a ricominciare con caparbietà nei momenti di crisi. Il suo unico grande punto d’orgoglio era il rapporto con il mondo equestre, con chi vi apparteneva, con i cavalli, di cui era un eccellente conoscitore: amati fin da quando da adolescente li cavalcava a pelo lungo l’argine del Tevere. Per questo stringeva legami forti con quanti condividevano la sua stessa passione. È stato questo, costantemente, il suo baricentro, come l’attaccamento alla sua città a cui teneva sempre nel suo girovagare e al suo clan, ovvero la nostra famiglia di cui si considerava il nume tutelare. Da buon pragmatico era a suo agio in campagna e, da grande affabulatore, sapeva intrattenere per ore intorno alla tavola imbandita parenti e amici con i racconti delle sue avventure e i suoi aneddoti. Neppure il declino fisico ha minato il suo spirito indomito. Amava la vita da “mordere con sani denti voraci”: l’ha amata fino alla fine, ha lottato contro il male oscuro che lo distruggeva giorno dopo giorno perché voleva vivere, non intendeva arrendersi, come sempre. Questa straordinaria vis interiore fa pensare a lui come ad una figura mitica, un prometeo che sfida il destino ed è per questo che merita di essere ricordato: non arrendersi mai, ma trovare in sé stesso la forza per affrontare le avversità e per rialzarsi dopo ogni caduta. Per noi ci sei sempre stato e ci sarai sempre, anche se ora quel posto a tavola e vuoto”.